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L'opera lirica: La fanciulla del West

in onda martedì 19 giugno alle ore 21,00

L'opera lirica: La fanciulla del WestDopo Madama Butterfly Puccini cerca con ansia un nuovo soggetto; per colmare il vuoto lasciato dalla scomparsa di Giacosa, Tito Ricordi aveva sperato nell'accoppiata con D'Annunzio: la "Rosa di Cipro" del pescarese non era però nelle corde di Puccini, che spiega allo scrittore il divario tra le rispettive esigenze artistiche: "Non voglio un realismo a cui tu penosamente potresti accostarti, ma un 'quid medium' che prenda possesso degli ascoltatori per i fatti dolorosi e amorosi, i quali logicamente vivano e palpitino in un'aureola di poesia e di vita più che di sogno".

Nel 1907 Puccini è a New York, convocato dal Metropolitan per sovrintendere al debutto di alcune sue opere interpretate da Enrico Caruso, ed assiste ad alcune rappresentazioni teatrali tra cui "The Girl of the Golden West" di quel David Belasco che già gli aveva fornito il soggetto per "Madama Butterfly".

Il lavoro, incentrato su una forte personalità femminile e dall'ambientazione assai stimolante, lo colpì talmente che Puccini cominciò presto a lavorare sulla musica documentandosi, come per Butterfly, sui repertori della tradizione, con ricerche sui repertori della musica americana, mutuando da un folklore in erba elementi ritmici di danza e frammenti di melodie indiane.

In quel periodo in casa Puccini si consuma una tragedia: nel 1908 la giovane cameriera Doria Manfredi si toglie la vita a causa delle pesanti accuse di Elvira su una presunta tresca tra lei e il marito; l'accusa fu smentita e in tempi recenti si è ipotizzato che la vera amante di Giacomo fosse Giulia Manfredi, cugina di Doria, e che sia stata proprio lei - giunonica ostessa di una locanda sul lago - ad ispirare al musicista il personaggio dell'energica Minnie.

Il fatto di cronaca si risolse in maniera non molto onorevole per Puccini, che offrì come risarcimento alla famiglia della giovane una somma in cambio del silenzio, mentre il suo rapporto con la moglie si trascinava, tra gli alti e bassi della personalità mentalmente disturbata della donna.

Già nel 1900 Puccini diceva alla moglie: "Mi scrivi piena di sconforto e di tristezza - e io? siamo due esseri strani noi! ma un po' di colpa ce l'hai tu - cara Elvira, tu non sei più la stessa i nervi tuoi ti dominano, più un sorriso, più un viso aperto - Io in casa mia mi sento più estraneo di te - oh la bella intimità nostra dei primi tempi! ...Tu ti sei sempre annoiata in campagna e io l'ho amata tanto... Io in casa mia, è vero, non mi ci trovo più è tutto fuori che casa mia - sono temuto e non amato da nessuno - Lontano ci sto male - penso sempre ai bei tempi scorsi - benché il materiale benessere facesse difetto - ma non eravamo per ciò meno contenti - tu sei infelice? io 2 volte! ecco tutto - e non vedo via di scampo - questo è il male!...".

Il 7 dicembre 1910, a 3 giorni dalla prima della sua nuova opera, Puccini scrive ad Elvira da New York: "Le prove ottime, credo che sarà un successo e speriamo grande. L'opera esce fuori splendida un po' lungo il I atto ma il II è magnifico e il III grandioso. Belasco è stato a tutte le prove con un amore e un interesse grande. Caruso è magnifico nella sua parte, la Destinn non male ma ci vorrebbe più energia. Toscanini sommo, gentile, buono, adorabile. Insomma son convinto del mio lavoro e spero molto, ma è d'una difficoltà tremenda come musica e come messa in scena - la quale messa in scena è molto differente (in dettagli) di quello che avevo immaginato io - anche nello strumentale ho fatto qualche cambiamento, qualche rinforzo. E un piccolo taglio al I atto anche perché la Destinn non lo dice come vorrei".

La Fanciulla del West sarà un trionfo, ma il New York Times percepisce un cambiamento: "...c'è da domandarsi se uno che conosceva il compositore italiano soltanto attraverso la Bohème lo riconoscerebbe in questa nuova opera, tanto egli è andato lontano in 13 anni".



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