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Le voci della lirica: baritono, José van Dam

in onda martedì 18 maggio alle ore 6,00

Le voci della lirica: baritono, José van Dam "José van Dam is, in my opinion, the greatest baritone alive.": non serve conoscere bene l'inglese per comprendere il lapidario e lusinghiero giudizio verso il baritono José van Dam, ma sapere che chi lo ha formulato è Olivier Messiaen, uno dei compositori più importanti del XX secolo (del quale van Dam ha interpretato nel '99 il "San Francesco di Assisi"), dà ad esso un vero valore aggiunto.

Nato a Brussel nel 1940, José van Dam debutta a Parigi nel 1961 come don Basilio; sarà poi Escamillo alla Scala, all'Opéra, al Covent Garden; alla fine di quel decennio il basso-baritono compare accanto a Lorin Maazel che lo vuole con lui per incidere "L'Heure Espagnole" di Ravel e poi all'Opera di Berlino; gli anni seguenti vedranno praticamente esplodere la sua carriera, di cui ricordiamo solo le ripetute esibizioni a Salisburgo ed al Metropolitan.

Van Dam è uno dei musicisti più completi del nostro tempo, che possiamo ascoltare nella sua vastissima e pluri-premiata discografia in un repertorio altrettanto vasto, comprendente non soltanto l'opera tradizionale, il belcanto, Wagner o il verismo, ma anche le opere del '900 e moltissima musica da camera.

Comparso sul grande schermo come Leporello nel "Don Giovanni" di Losey (1976) e nel ruolo protagonista di un baritono alla fine della carriera ne "Il Maestro di Musica" di Corbiau (1988), van Dam dice: "Mi piace... che non soltanto i melomani vadano a vedere questi film, ma anche un altro pubblico, che non ama particolarmente la musica e che va a vedere il film, come dire, semplicemente per andare al cinema."; egli si rallegra poi che in questo caso, come anche per l'"Amadeus" di Milos Forman, molti giovani si siano avvicinati alla musica - magari anche scoprendo una vera e propria passione - proprio attraverso il grande schermo.

Con il tempo diminuiscono le sue performances, mentre aumenta il tempo che van Dam dedica all'insegnamento; lui, molto filosoficamente, commenta: "Et voilà, è una sorta di porta che si apre mentre un'altra si va chiudendo... Preferisco che si dica: che peccato, van Dam non canta più, piuttosto che: peccato, van Dam canta ancora..."; però, guardando il calendario delle sue esibizioni, lo vedrete fitto di impegni per i prossimi anni...

La longevità vocale del cantante, che è alla soglia dei 50 anni di carriera, è da lui attribuita "per il 70% alla tecnica, che è la più importante, e poi... alla scelta del repertorio, e c'è un consiglio che dò sempre a tutti i giovani: di avere pazienza in partenza e di essere saggi nella scelta del proprio repertorio".

Il programma di oggi presenta interpretazioni operistiche di José van Dam; potremo percepire appieno la bellezza oggettiva la sua voce, così ricca di armonici, l'eleganza del fraseggio, l'intonazione impeccabile, la padronanza assoluta dell'intera estensione; insomma, siamo davvero davanti ad uno dei grandi del canto di oggi.

In apertura il grande bass-baritone, dal "Flauto magico" di Mozart, ci propone il suo Sarastro, (e nello stesso disco, come anche sulle scene, interpreta pure il ruolo di Papageno); seguono alcuni significativi ascolti di compositori francesi: Offenbach, Gounod, Massenet, Magnard, Bizet, Delibes.

Naturalizzato francese, ma venezuelano di nascita, è Reynaldo Hahn, allievo di Massenet ed amico di Proust, del quale ascolteremo un'aria dall'operetta del 1923 "Ciboulette"; tutt'altro clima, ispirato alle istanze più impegnate della drammaturgia musicale del '900 anteguerra, sottende al brano tratto dall'opera "Oedipus" del romeno Geroge Enescu.

La trasmissione si conclude con un momento wagneriano, tratto da "L'Olandese Volante"; con Josè van Dam i Berliner Philharmoniker diretti da Herbert von Karajan, in un disco del 1983.

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