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Progetto Wagner: L'Olandese volante

in onda martedì 23 luglio alle ore 21,00

Progetto Wagner: L'Olandese volanteLa genesi de L'Olandese volante è generalmente fatta risalire ai racconti autobiografici di Richard Wagner che nel 1839, imbarcatosi con la moglie Minna per sfuggire ai creditori, si imbatté in una terribile tempesta che lasciò in lui come indelebile ricordo la tremenda forza delle onde nei fiordi norvegesi e il suggestivo canto dei marinai.
Con la lettura delle "Memorie del signor Schnabelewopski"di Heinrich Heine, Wagner aveva poi indirizzato quell'esperienza vissuta verso la fantasia del mito nordico del marinaio maledetto, condannato per la sua presunzione a vagare sul mare per l'eternità; a ciò si aggiunga che la figura del temerario comandante Fokke, realmente vissuto nel XVII secolo, si era trasformata nel tempo in una vera leggenda, alimentando fantastici racconti sulla terribile nave costretta a vagare tra le onde seminando il timore tra i marinai di tutto il mondo.
Wagner scelse di imperniare la vicenda sul tema - da lui prediletto - dell'amore come redenzione, ed elaborò il suo libretto (per il quale avrebbe in seguito del tutto rinnegato il debito letterario nei confronti di Heine) affidando alla protagonista femminile il compito di incarnare l'eroina che per passione offre se stessa in un sacrificio salvifico che renderà all'Olandese la libertà eterna.
Analogamente a quanto era avvenuto (come abbiamo visto) per "Rienzi" pochi mesi prima, Wagner aveva concepito l'opera per le scene parigine, ma Parigi accettò solo il libretto (che fu venduto per 500 franchi dal compositore, sempre in bolletta), per affidarlo poi ad un altro musicista: all'Opéra fu così rappresentato nel 1842 il lavoro di Louis-Pierre Dietsch "Le Vaisseau fantôme ou Le Maudit des mers" da cui erroneamente è derivata la consuetudine di intitolare di "Il vascello fantasma" anche l'opera wagneriana.
Sarà Dresda, proprio come con "Rienzi", ad accogliere "L'Olandese" e a rappresentarlo all'inizio del 1843, anche se la versione originale, pensata da Wagner in un unico lungo atto, dovette essere modificata (tre atti) per adattarla alle più consuete abitudini del pubblico teatrale.
Nell'Olandese volante si affacciano per la prima volta alcuni dei più significativi stilemi dell'ispirazione wagneriana: la tendenza all'uso simbolico della musica tramite il ritorno tematico di melodie che divengono identificative non solo di un personaggio o di una situazione ma anche di uno stato emotivo (il cosiddetto Leit-motif) e la tendenza ad allontanare astoricamente gli eventi da reali e precisi riferimenti per sottolinearne la valenza metaforica e il valore universale.
Alcuni hanno visto nella tragica figura dell'Olandese, ribelle alla divinità e per questo condannato alla dannazione, un richiamo di Wagner a se stesso; invero si legge nelle biografie come egli assumesse spesso atteggiamenti (che oggi definiremmo assai vicini al delirio di onnipotenza) che furono assimilati alle teorie superomistiche di Nietsche (il filosofo tedesco dedicò proprio a Wagner il suo "La nascita della tragedia" definendolo suo "insigne precursore sul campo di lotta ", anche se poi si allontanò pubblicamente dal musicista, che accusava per il suo "offuscamento metafisico di tutte le cose vere e semplici").
Volendo prescindere da un siffatto genere di illazioni, giova più notare che Wagner inizia proprio con "L'Olandese Volante" il suo viaggio nel fantastico mondo ultraterreno che sarà una pressante presenza nell'ispirazione del musicista tedesco; il confronto con la quotidianità, posta su un piano volutamente minore nei toni e nella statura dei personaggi, non fa che aumentare la gravitazione dell'ispirazione e della musica verso il metafisico e la trascendenza che però - come nel caso dell'eroe maledetto nei confronti dell'amore puro di Senta - necessita di un appiglio con la realtà per sublimarsi.

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