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Grandi direttori: Erich Kleiber

in onda martedì 16 ottobre alle 12,00

Grandi direttori: Erich Kleiber "Ascoltare solo musica registrata e non andare ai concerti è come mangiare solo cibi in scatola. E invece fa bene mangiare cibi freschi". Erich Kleiber (Vienna, 5 agosto 1890 - Zurigo, 27 gennaio 1956) non amava molto il grammofono. Quando cominciò le sue prime registrazioni discografiche, negli anni '20, l'orchestra si doveva interrompere ogni quattro minuti per permettere di girare il disco di incisione. Le registrazioni che ha lasciato, infatti, sono poche.

Una celebre foto del 1929 lo ritrae in mezzo agli altri quattro grandi direttori di quel periodo, Bruno Walter, Arturo Toscanini, Otto Klemperer e Wilhelm Furtwängler. Rispetto a questi Kleiber rimase in una posizione secondaria, a causa del suo celebre temperamento sarcastico, del suo fanatico perfezionismo e della sua inattitudine ad accettare ordini da altri.

Dopo aver studiato al conservatorio e all'università di Praga, debuttò nel 1911 al teatro nazionale della stessa città. Nel 1923 fu nominato direttore musicale generale dell'Opera di Stato di Berlino. Diresse la prima esecuzione del Wozzeck di Alban Berg nel dicembre del 1925, ma dieci anni dopo, per protestare contro il regime nazista che aveva posto al bando all'altra opera di Berg, Lulu, definita "arte degenerata", lasciò Berlino e si trasferì in Argentina. Lì diresse regolarmente al Teatro Colon di Buenos Aires e prese la cittadinanza argentina.

Sempre per ragioni politiche, questa volta contro il regime comunista, nel 1954 rifiutò la proposta di tornare a dirigere l'Opera di Stato di Berlino. Morì il 27 gennaio 1956, giorno del duecentesimo anniversario della nascita di Mozart, uno dei suoi prediletti compositori. Le interpretazioni di alcune sue sinfonie, assieme qualcun'altra di Schubert, Beethoven, Tchaikovsky e DvoYák, sono le poche registrazioni del repertorio sinfonico che sono rimaste per il culto degli appassionati fan del direttore d'orchestra austriaco, padre dell'ancor più celebre direttore Carlos Kleiber.

La Terza Sinfonia in mi bemolle maggiore op. 55 "Eroica" di Ludwig van Beethoven, primo ascolto del programma, ha inaugurato il periodo del cosiddetto «stile eroico» del compositore tedesco, caratterizzato da opere brillanti e notevoli per durata ed energia.

"In questa Sinfonia, Beethoven si era proposto come argomento ispiratore Bonaparte, quando quest'ultimo era ancora Primo Console" riferisce il pianista e compositore Ferdinand Ries, amico e allievo del Maestro di Bonn. "All'epoca Beethoven ne faceva un caso straordinario, e vedeva in lui l'epigono dei grandi consoli romani".

Ma alla notizia della proclamazione dell'Impero francese il musicista cancellò con rabbia la dedica: "Non è dunque nulla di più che un uomo ordinario!" riporta Ferdinand Ries. "Ora calpesterà i diritti umani, non obbedirà soltanto alla sua ambizione; vorrà elevarsi al di sopra di tutti gli altri, diventerà un tiranno!". Fu per questo che il principe Franz Joseph Max von Lobkowitz ebbe la fortuna di ricevere la dedica della celebre sinfonia.

A conclusione d programma ascolteremo la Sinfonia n. 9 in mi minore op. 95 "Dal nuovo mondo", scritta da Antonín DvoYák nel 1893 durante il suo soggiorno americano tra il 1892 e il 1895. "Sono convinto che nel futuro la musica di questo paese" scriveva il compositore in un articolo pubblicato il 15 dicembre 1893 sul New York Herald riferendosi agli Stati Uniti d'America, "deve fondarsi su quelle che noi chiamiamo le melodie negre. Queste possono essere la base di una seria e originale scuola compositiva".

Per il compositore ceco quelle belle e varie melodie erano il "frutto della terra" e costituivano il vero patrimonio melodico popolare dell'America. Ciononostante in questa DvoYák non utilizzò melodie dei nativi americani, bensì "semplicemente temi originali che racchiudono le peculiarità della musica indiana".


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