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L'eterna armonia: Frédéric Chopin (1810 - 1849)

in onda martedì 19 ottobre alle ore 20,00

L'eterna armonia: Frédéric Chopin (1810 - 1849)In una sua lunga recensione, Schumann parla della Sonata in si bemolle minore di Chopin come di un'opera conturbante, dalla bellezza intrinseca, ma che colpisce soprattutto per il fatto che tutti i movimenti sono in minore e nella stessa tonalità, con un'apparente mancanza di contrasto tra di loro, che la Marcia Funebre ha "qualcosa di repulsivo", e che il Finale (Presto) per la sua brevità, ha il sapore di un'ironia.

È fuori da ogni dubbio che se la sonata fosse stata scritta secondo i canoni classici, avrebbe avuto uno dei movimenti centrali nella tonalità di re bemolle maggiore o di la bemolle maggiore. Ma l'unità musicale della sonata non è da ricercare nella tonalità dei singoli movimenti, quanto nella Marcia Funebre, da cui la sonata prende avvio, e, in termini espressivi, nella sua tragicità.

La Marcia Funebre fu composta nel 1837, il primo movimento (Grave - Doppio movimento) e il Finale (Presto) furono abbozzati sul finire del 1838 e terminati nei primi mesi del 1839 presso la Certosa di Valldemosa. Solo lo Scherzo vide la luce nell'estate del 1839 a Nohant. È qui che probabilmente Chopin ebbe l'idea di organizzare tutti gli abbozzi attorno alla Marcia per farne una sonata.

Sul piano dell'elaborazione motivica, un forte contrasto pervade la natura dei temi di ogni singolo movimento. Nel primo emerge un primo tema quasi tempestoso seguito da una seconda idea decisamente più lirica e cantabile. Una scrittura virtuosistica caratterizza tutto lo Scherzo, che però non manca di diventare più melodica nella sezione centrale. Il Terzo movimento comincia e termina con la celebre Marcia Funebre, mentre nella sua parte centrale fiorisce un magnifico interludio nella tonalità di re bemolle maggiore. L'ultimo tempo, il Finale (Presto), non può non colpire per la sua brevità, per l'uso della mano destra e sinistra "in ottava", e soprattutto per la sua inarrestabile e tempestosa articolazione melodica che non conosce riposo, indugio, o un ripensamento sino alla fine, quando un accordo termina inaspettatamente il movimento. Al suo interno è possibile scorgere dei riferimenti melodici sia al primo tema del movimento iniziale della sonata che alla Marcia Funebre.

I Notturni op. 32 sono rispettivamente nelle tonalità di si maggiore e di la bemolle maggiore. Vennero composti tra il 1837 e il 1838, nello stesso lasso di tempo in cui furono concepiti la Sonata in si bemolle minore op. 35, e l'Improvviso in fa diesis maggiore op. 36. I notturni sono generalmente componimenti tranquilli, spesso espressivi e lirici. Generalmente tripartiti secondo la forma classica della canzone, i notturni hanno un primo tema cantabile, seguito da una seconda idea in contrasto colla precedente per carattere e tonalità e dalla ripresa del tema iniziale con funzione conclusiva.

Se nell'Improvviso op. 29 è evidente una limpidezza e grazia nella linea melodica, in quello in fa diesis maggiore op. 36, risulta dal semplice ascolto un abbandono della simmetria, una predilezione per il rapsodico, e per quel margine di improvvisazione che un "Impromptu" deve avere. Questo secondo Improvviso, dopo un inizio che ricorda un notturno, cambia decisamente carattere: una sezione carica di sonorità, resa tale da accordi suonati nel registro medio grave, si fa strada con tutta la sua forza espressiva. Una modulazione in re maggiore, la ricomparsa del primo tema nel tono di fa maggiore, un'ultima modulazione in quella di impianto di fa diesis maggiore sono tutti elementi di apparente discontinuità armonica che caratterizzano l'Improvviso op. 36.

Frédéric Chopin (Wikipedia)

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