[an error occurred while processing this directive]
[an error occurred while processing this directive]

Autopsia virtuale

Ormai è una scena ricorrente in molti telefilm polizieschi. L’autopsia. Cioè l’ esame post mortem sul corpo della vittima per capirne le cause del decesso, le modalità, il momento e in certi casi per stabilirne l’identità. Un esame piuttosto “aggressivo” anche se il corpo è ormai senza vita. Almeno fino ad oggi.

All’Istituto di Medicina legale dell’Università di Berna si sta infatti studiando un tipo completamente diverso di autopsia, un esame che non ha bisogno di tecniche invasive spesso vissute in modo angosciante dai parenti delle vittime e dai fedeli di alcune religioni. L’autopsia virtuale o Virtopsia. L’idea è quella di utilizzare tutte le più avanzate tecniche radiologiche come la Tac o la risonanza magnetica per queste indagini post mortem. La prima fase consiste nel sistemare degli adesivi sul corpo come riferimenti per la fotogrammetria del corpo. E’ un robot che da posizioni predefinite scatta queste istantanee. Un’operazione fondamentale che permetterà di integrare tutte le altre immagini prese successivamente.

La seconda fase: lo “scan” ad alta risoluzione della superficie corporea. Ogni più piccolo dettaglio, ferite, lividi, scalfitture, ma anche tatuaggi viene registrato. Come al solito è il robot che rapidamente compie queste operazioni. E’ arrivato il momento della Tac e in questa fase dell’autopsia virtuale, il patologo può decidere che il caso richiede il prelievo di qualche liquido organico. Torna in scena il robot che lasciate le macchine fotografiche, ha montato un ago per la biopsia. Una biopsia che può essere guidata dalle immagini radiologiche della TAC. Fra l’altro non essendoci più il problema di un eccesso di radiazioni, si può ottenere una precisione molto alta. Questi prelievi robotizzati da un lato evitano contaminazioni, sempre possibili nelle normali autopsie, dall’altro eliminano il rischio di infezioni per i medici legali.

Vi sono altri esami che possono essere condotti, se lo specifico caso lo richiede e sono leggermente più invasivi. Ad esempio una angiografia post mortem, un’analisi cioè della rete vascolare per individuare, ad esempio, emorragie interne. Una macchina cuore polmone modificata inietta attraverso l’arteria femorale un liquido di contrasto. La diffusione nella rete vascolare verrà evidenziata dalle radiografie della TAC. Oltre alla TAC il corpo può essere sottoposto, se le circostanze lo richiedono, anche ad una risonanza magnetica.

Tutte le immagini raccolte sono integrate adesso grazie alla fotogrammetria in un’unica immagine del corpo esaminato. Ovviamente questo richiede complessi programmi computerizzati e infatti nell’Istituto di Medicina legale dell’Università di Berna troviamo non solo gli anatomo-patologi ma numerosi ingegneri informatici, esperti di robotica e matematici. Il loro lavoro riguarda appunto l’elaborazione e l’integrazione delle immagini per estrarne il massimo di informazioni possibile. E’ anche chiaro che la virtopsia permette di conservare in archivio una mole di informazioni superiore alla normale autopsia. Informazioni che possono essere recuperate dopo anni, senza bisogno di riesumazioni. La virtopsia potrà veramente sostituire, lasciando per il momento da parte il costo evidentemente molto più alto, l’autopsia?
[an error occurred while processing this directive]