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Narrativa Usa

Recensione - Le novità editoriali

Narrativa Usa Philip Roth Thomas Pynchon Jonathan Franzen

di Philip Roth, Thomas Pynchon, Jonathan Franzen
Editore: Einaudi

Escono contemporaneamente per i tipi di Einaudi i libri di tre autentici maestri della letteratura americana: Philip Roth, Thomas Pynchon e Jonathan Franzen.
Dei due senior Roth ha seguito negli anni un profilo pubblico defilato, concedendosi con misura alla pressante attenzione dei media; Pynchon invece ha scelto un isolamento assoluto, sulla falasiriga dell’autore de “Il giovane Holden” J.D. Salinger. Un’altra differenza tra i due scrittori è rappresentata dalla proficua attività con la quale Roth a dispetto dell’età continua a scrivere, spesso arrivando a pubblicare ben due romanzi l’anno; mentre un’estrema parsimonia contraddistingue la carriera di Pynchon, autore complessivamente di sette opere. Il libro di Roth si intitola “Nemesi” ed è ambientato in America, nel New Jersey, durante la Seconda guerra mondiale. Racconta la storia straziante di un giovane atleta che vorrebbe andare in Europa per combattere al fianco dei suoi connazionali, e che invece è obbligato a restare a casa per via di un difetto della vista. Ma una brutta malattia, sopraggiunta in un secondo momento, sottoporrà lo stesso il protagonista ad una dura prova mettendolo di fronte a scelte molto difficili. La scrittura di Roth come ha sottolineato la critica – persino quella non sempre tenera con lo scrittore, a causa proprio della sua continua produzione – resta eccezionale sotto ogni punto di vista, soprattutto nella ricerca di una apparente semplicità formale, che ne conferma il magistero letterario assoluto.

In termini di qualità osservazioni simili possono essere spese nei riguardi di “Vizio di forma” dove Thomas Pynchon – con il pretesto di narrare un giallo; pieno zeppo, come tutti i gialli, di continui colpi di scena – si diverte a mettere insieme differenti correnti e umori della cultura americana. Il noir, i favolosi anni Sessanta, la cultura pop, gli hippy, e infine la nostalgia per il leggendario Raymond Chandler; il papà di tutti gli scrittori/investigatori che di fatto ammanta l’intero romanzo. Ne è venuto fuori un libro molto coinvolgente, lodato da quasi tutta la critica Usa – Rolling Stone e il Washington Post lo hanno incensato, meno tenero è stato il New York Magazine – ma ancora una volta promosso dal pubblico dei lettori attraverso uno straordinario successo di vendite. In Italia Pynchon è relativamente conosciuto – mentre l’élite culturale lo ha sempre premiato, come nel caso dell’esordiente Alessandro Mari che ne ha fatto il suo autore di riferimento – ma “Vizio di forma” può rappresentare il miglior approccio con la sua narrativa.

E’ parere di molti osservatori, specialisti e semplici appassionati, come il testimone di questi grandi scrittori sia stato raccolto da Jonathan Franzen. Quando pubblicò i romanzi di formazione “La ventisettesima città” e “Forte movimento” non se ne accorse nessuno. Poi arrivò il successo planetario de “Le correzioni” e Franzen, rispetto la fama improvvisa e meritata, non si fece trovare impreparato; mantenendo una distanza rispetto al fenomeno mediatico e ribadendo al contrario la propria statura di intellettuale schivo e riservato, concentrato piuttosto sul suo lavoro. La consacrazione pare sia avvenuta in Usa con il recente “Libertà”; con la benedizione oltretutto del Presidente Obama, che lo ha scelto come lettura per le vacanze estive. I dati di vendita hanno contraddetto l’opinione della critica; ma non è una novità piuttosto una componente sulla quale riflettere, come ha fatto Neal Gabler in un interessante editoriale apparso sul giornale inglese Guardian. La stampa infatti ha lodato la decisione dello scrittore di descrivere ancora una volta le luci e le ombre della vita matrimoniale. Franzen sarà il 21 a Roma, ospite della bella manifestazione Libri Come, ideata dal Direttore di Radio Tre Marino Sinibaldi. Un’occasione per conoscerlo da vicino. Franzen, non Sinibaldi.


A cura di Vittorio Castelnuovo
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