1914 – 1918 La Prima Guerra Mondiale

1914 – 1918 La Prima Guerra Mondiale
Sabato 26 luglio 2014 - Trento, Palazzo Geremia, ore 12, in diretta su Radio3

 

Lorna Windsor soprano >>
Antonio Ballista pianoforte >>
Massimo Giuseppe Bianchi pianoforte >>

(clicca sul nome dell'artista per approfondire)

 

Alfredo Casella   (1883 – 1947)
Pagine di Guerra per pianoforte a 4 mani, op. 25  (1915)
 - Nel Belgio: Sfilata di artiglieria pesante tedesca
 - In Francia: Davanti alle rovine della Cattedrale di Reims
 - In Russia: Carica di cavalleria cosacca
 - In Alsazia: Croci di legno

George Butterworth   (1885 – 1916)
 ”On the idle hill of summer”  (testo di Alfred Edward Housman)  (1911)
 ”Is my team ploughing”  (testo di Alfred Edward Housman)  (1911)

Maurice Ravel   (1875 – 1937)
Da  Le tombeau de Couperin  (1914-17)
 - Menuet   (A la mémoire de Jean Dreyfus)
 - Rigaudon   (A la mémoire de Pierre et Pascal Gaudin)

André Caplet   (1878 – 1925)
”La croix douloureuse”- Prière des âmes en deuil  (testo di Henri-Dominique Lacordaire)  (1917)

Claude Debussy   (1862 – 1918)
”Noël des enfants qui n'ont plus de maison”   (testo dell’Autore)  (1915)

Claude Debussy
Berceuse héroïque pour rendre hommage à S.M. Le Roi Albert I des Belges et à ses soldats  (1914)

Ivor Gurney   (1890 – 1937)
”Severn meadows”  (testo dell'Autore)  (1917)

Frederick Delius   (1862 – 1934)
”I honour the man whom I cherish like a flower”  dal Requiem  (1916)  (testo di Heinrich Simon – trad. di Philip Heseltine)

Claude Debussy
Les soirs illuminés par l’ardeur du charbon  (1917)

Emmerich Kálmán   (1882 – 1953)
”Weißt du es noch?”   (dall'operetta “Die Csárdásfürstin” -1915)

Igor Stravinskij   (1882 – 1971)
”Canto del dissidente”  (testo dell’Autore)  (1918)

Igor Stravinskij
Tre pezzi facili  per pianoforte a quattro mani  (1915)
 - Marcia  -  Polka  -  Valzer
Cinque pezzi facili  per pianoforte a quattro mani  (1917)
 - Andante – Española – Balalaika  - Napoletana - Galop


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Questo programma comprende, ad eccezione del brano di Butterworth, composizioni tutte composte negli anni della Grande Guerra. Accanto a notissimi capolavori si trovano brani di particolare rappresentatività documentaria, come nel caso di Butterworth e Caplet. Il brano di Butterworth del 1911 mette in musica un testo premonitore sui giovani che moriranno in guerra. In un altro testo il compositore aveva previsto addirittura la sua propria morte che avverrà nella battaglia di Somme il 5 agosto 1916, cinque anni dopo aver composto quella musica. Mentre Caplet aveva scritto espressamente per le Forze Armate. Completamente sconosciuto da noi Ivor Gurney, presente con uno dei suoi pezzi più toccanti sul dramma del conflitto. Non poteva mancare almeno un estratto del singolarissimo ”Requiem” di Delius (1916) autore anche del testo: un ”Requiem” provocatorio in cui l’ateismo radicale si congiunge ad un deciso panteismo di stampo nietzschiano, un atto di accusa contro le menzogne e le illusioni ammannite dalle religioni costituite, con un drastico invito all’accettazione della perpetuazione della vita nel rinnovamento della natura. Il pathos di questa musica è tale da tramutare il più grande sconforto in una sorta di esaltazione.
Vicino a tanto impegno e a tali celebrazioni del dolore la romanza di Kálmán può sembrare un corpo estraneo o addirittura offensivo. Ma l’assoluto disimpegno accanto alla tragedia può anche significare il bisogno di evasione totale da una realtà insostenibile. Anche i ritmi di danza dei deliziosi ”Tre” e ”Cinque pezzi facili” di Igor Stravinskij, seppure o forse proprio perché scritti nel 1916-1917 possono in questo contesto sembrare un po’ fuori luogo. Ma se guardiamo alla statistica quanti pezzi d’evasione e soprattutto danze sono stati composti in tutti i paesi durante i periodi di guerra? Anche queste due raccolte, la prima con una parte facile affidata all’esecutore che sta nei bassi, la seconda con una parte facile per l’esecutore che sta negli acuti, si possono considerare una testimonianza sulla “normalità” della vita che in tutte le circostanze, anche le più drammatiche, è bene che sia il più possibile preservata.
I sottotitoli molto elaborati di ”Pagine di guerra” di Alfredo Casella (composizione del 1915, originariamente per pianoforte a quattro mani, poi  trascritta per orchestra con l’aggiunta di un altro brano) suggeriscono una specie di documentario sonoro della guerra in corso. In realtà risulta che Casella si sia ispirato proprio ad immagini cinematografiche. La durezza del linguaggio di queste istantanee musicali, che non rifugge da esasperazioni cromatiche e politonali, fa sì che ”Pagine di guerra” possa essere collocata tra le opere più rappresentative del suo periodo ”espressionista”.
Il ”Tombeau de Couperin” di Maurice Ravel è stato composto negli anni del primo conflitto mondiale (tra il 1914 e il 1917) e conclude la sua produzione pianistica. Egli stesso ha provveduto alla copertina della raccolta disegnando un’urna funeraria. L’omaggio a Couperin è da estendere ai caduti in guerra. Infatti ogni brano è dedicato ad un amico morto al fronte. Il carattere leggero e solare della suite potrebbe sembrare in contrasto con queste dediche. Credo che Ravel abbia preferito celebrare i suoi amici inserendo i loro nomi in una sorta di festosa esaltazione di tutta la musica francese anziché commemorarli con musiche di intonazione funebre. Questa composizione dovrebbe essere considerata come l’inizio del neoclassicismo novecentesco generalmente attribuito al ”Pulcinella” di Stravinskij composto due anni dopo.
”Noël des enfants qui n’ont plus de maison” è l’ultima composizione vocale di Debussy. Fu scritta nel 1915 su testo del compositore stesso ed è dedicata alla memoria dei bambini europei vittime della guerra. Questa lirica è una delle vette emotive della sua intera produzione vocale.
Nell’inverno del 1915 Claude Debussy, malgrado la sua salute sempre più compromessa, riesce a ritrovare un breve periodo di creatività componendo uno dei suoi pezzi più commoventi: la ”Berceuse heroique” dedicata al re Alberto I del Belgio. Questo brano rimarrà l’unica composizione di Debussy scritta in quell’anno. È una berceuse di dolore e di morte che esprime l’ammirazione per un sovrano la cui eroica resistenza davanti ad un nemico infinitamente superiore per numero e potenza militare aveva suscitato l’ammirazione di tutta l’Europa. L’occasione era arrivata dalla richiesta per un ”King Albert’s Book” pubblicato nel novembre del 1914 inoltrata a vari artisti che avvicinava Debussy a Elgar, German e Messager oltre ad omaggi di Monet e Bergson. La ”Berceuse” fu strumentata da Debussy il mese seguente la redazione della versione pianistica. La tonalità scura di mi bemolle minore, il  prevalere della scrittura nel registro grave del pianoforte e l’essenzialità tragica conferiscono a questo brano (pochissimo eseguito) un carattere quasi musorgskiano, come fosse un omaggio ad un compositore per il quale Debussy ha scritto le parole più intense di ammirazione.
Nel 1917 Debussy, a corto di quattrini, riceveva da un affezionato carbonaio la materia prima per riscaldare la sua abitazione durante il rigido inverno di quell’anno. Per riconoscenza Debussy regalò al carbonaio il manoscritto di una composizione scritta appositamente per lui: ”Les soirs illuminés par l’ardeur du charbon”. Questo manoscritto passò agli eredi del carbonaio. Fu messo all’asta nell’anno 2000, e acquistato dalle  Edizioni Durand. Il titolo della composizione si riferisce ad un noto verso di Baudelaire.
”Chant dissident” (da ”Quatre chants russes”)  è stato composto alla fine del 1918 durante l’esilio di Stravinskij dalla Russia. E’ un canto desolato che ritorna asfitticamente su sé stesso.  L’accompagnamento pianistico allude chiaramente alla sonorità dello zimbalon.

 (NOTE DI PROGRAMMA di Antonio Ballista)

 

 

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