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Antidecalogo di Andrea De Benedetti



Dieci cose che non bisogna vergognarsi di dire (o di scrivere) in italiano
 

  1. «Credo che hai torto» (invece di «Credo che tu abbia torto»). Perché il congiuntivo è sacro, ma non alla seconda persona singolare. E perché chi crede davvero in qualcosa deve usare l’indicativo.
  2. «Io e Antonio» (invece di «Io ed Antonio»). Perché la “d” eufonica si scrive solo quando si pronuncia.
  3. «A me mi». (invece di «a me» o «mi»). Perché a Roma lo dicono senza problemi. E perché, trattandosi della combinazione di un pronome tonico e di uno atono, non può essere considerata una vera ripetizione.
  4. «Gli ho detto» (invece di «ho detto loro»). Perché loro è l’unico pronome dativo a essere dotato di accento proprio, a non potersi combinare con altri pronomi («me lo», «te lo», «glielo», ecc.; ma non «ho dato loro lo»), a non potersi allacciare a un infinito verbale, e a essere impiegato, salvo rarissime eccezioni, dopo il verbo. Perché insomma, gli è molto più comodo.
  5. «Lui rispose» (invece di «egli rispose»). Perché lui è un pronome molto più duttile e molto meno impegnativo di egli.
  6. «Non c’è niente che ho bisogno» (invece di «non c’è niente di cui ho bisogno»). Perché nel che polivalente prima o poi ci caschiamo tutti, mica solo Jovanotti.
  7. «Sé stesso» (invece di «se stesso»). Perché «se stesso» è l’eccezione («il pronome sé si scrive sempre accentato tranne quando precede stesso») di un’altra eccezione («i monosillabi in italiano non sono mai accentati, salvo alcuni omografi»). Dunque, è una colossale sciocchezza.
  8. «La maggior parte dei miei amici sono stranieri» (invece di «la maggior parte dei miei amici è straniera»). Perché in certi casi nulla ha più senso della concordanza a senso.
  9. «Ha nevicato» (invece di «è nevicato»). Perché sulla meteorologia è impossibile mettere tutti d’accordo.
  10. «Qual’è» (invece di «qual è»). Perché l’ortografia non è tutto. E perché pur sapendo benissimo che è sbagliato, quando sono sovrappensiero lo scrivo così anch’io (come dov’è, cos’è, quand’è). 

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