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Paolo De Benedetti, "Detti dei Padri" (dal Talmud)

Collana Uomini e Profeti, Morcelliana 2011

Paolo De Benedetti, "Detti dei Padri" (dal Talmud)

Con Paolo De Benedetti ci troviamo davvero in un “luogo di incontro per sapienti”. Dove la sapienza, come spiega lui stesso in questo libro, non è un conoscere intellettuale elargito dall’alto, ma una modalità dell’ascolto e della parola, dell’interrogazione e del dubbio, dell’ironia e della compassione. Una sapienza riconoscibile nel piccolo trattato dei Pirqè avot, o Detti dei padri, che è una collezione di massime sapienziali e morali raccolte nella Mishnà (il nucleo di compilazione della legge orale che ha dato luogo al Talmud). I “padri” sono autori vissuti, all’incirca, tra l’epoca di Esdra (IV secolo a.e.v.) e il II secolo dell’era volgare.Anche se si tratta di autori diversi vissuti in epoche diverse, ciò che sorprende è una uniformità di stile, una modalità di suscitare attenzione e di ricondurla all’insegnamento della Torà. Uno stile in cui riconosciamo lo stesso Paolo De Benedetti, nell’esercizio vivo e gioioso della conoscenza: quasi a tracciare una “catena della ricezione” che, di generazione in generazione, passa dalla Torà ai detti dei padri, alla tradizione rabbinica, giungendo nei secoli fino a noi.
(Gabriella Caramore dalla quarta di copertina)

 


Paolo De Benedetti già docente di Giudaismo presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano, e di Antico Testamento presso gli Istituti di Scienze Religiose dell’Università di Urbino e di Trento, ha pubblicato per Morcelliana: L’alfabeto ebraico (2011); Il filo d’erba. Verso una teologia della creatura a partire da una novella di Pirandello (2009); Teologia degli animali (2004); Qohelet. Un commento (2004); E il loro grido salì a Dio. Commento all’Esodo (2002); Sulla Pasqua (2001); A sua immagine. Una lettura della Genesi (2002); Introduzione al Giudaismo (2001)Quale Dio? Una domanda dalla storia (2006); La chiamata di Samuele (2006); La morte di Mosè e altri esempi (2006)

 


Chi ha una sapienza superiore alle sue opere, a che cosa è simile? A un albero con molti rami ma poche radici. Appena viene il vento lo sradica e lo capovolge, come è detto: “sarà come un tamerisco nella steppa che non vede venire il bel tempo. Dimorerà in luoghi riarsi, nel deserto, una terra di salsedine in cui non abita nessuno”. Ma chi ha opere superiori alla sua sapienza, a che cosa è simile? A un albero con pochi rami ma molte radici. Anche se venissero tutti i venti del mondo a soffi argli contro, non lo smuoverebbero da dove sta.

 

(Pirqè avot III,21)

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