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Diego Lopez - il Fatto Quotidiano

Diego Lopez - il Fatto Quotidiano

In un supermercato dell’Avana dell’Est tre scaffali offrono alla vista lo stesso prodotto, una scatola di salsa di pomodoro e altri quattro le stesse bottiglie di plastica di olio di semi allineate in lunghe fila. Un panorama ugualmente desolato lo si incontra in negozi di vari quartieri del centro, dove si vendono prodotti acquistabili in pesos convertibili, fino ai grandi supermercati di Playa e Miramar, quartieri della parte occidentale della capitale, in gran parte case o ville con giardino, residenze di ambasciate, corpo diplomatico, stranieri e dell’emergente classe di benestanti.

“C’è la direttiva generalizzata di non lasciare nessuno scaffale vuoto”, spiega Migdalis, una delle commesse di un negozio di alimentari impegnate a riempire vari ripiani con bottiglie di Heineken (tra l’altro più cara delle birre nazionali).

(…) Alcuni prodotti, come le patate, sono considerati un lusso, non per il costo, ma per la loro totale assenza per mesi.

Le impiegate negli uffici dei quartieri centrali in generale utilizzano la pausa pranzo per fare il giro dei negozi della zona in cerca di qualche genere alimentare che manca da tempo: “Mai in precedenza tanti prodotti erano scomparsi contemporaneamente e per periodi così lunghi”, si lamenta Milagros, impegnata a esplorare i refrigeratori di un supermercato in cerca di pollo. “Adesso – racconta – si incontrano dovunque solo fila e fila dello stesso prodotto. Se vuoi mettere qualcosa nella borsa della spesa, anche avendo i soldi, devi munirti di scarpe da ginnastica e girare un sacco”.

Milagros ha una sua spiegazione di questa difficile situazione: l’aumento dei turisti stranieri che si registra dall’inizio del 2015, dopo la storica apertura a Cuba dell’allora presidente Obama: “Mio marito – spiega – per una branca della Cimex (compagnia statale, ndr) che rifornisce gli alberghi, e mi racconta quello che non possiamo in tavola non manca mai nei ristoranti delle grandi catene alberghiere”.

E nemmeno nei paladar, i ristoranti privati, più segnalati dalle guide: “quando arrivano prodotti come il formaggio, o la pasta di qualità, o la birra in bottiglia di Cristal (una marca nazionale, ndr) i gestori avvisano i loro amici dei paladar i quali arrivano con le loro auto e fanno razzia di tutto”, conferma un impiegato del supermercato che non vuole dare il nome e che fa capire chiaramenteche il suo superiore riceve laute mance per le sue “soffiate”. (…)

articolo integrale sul Fatto quotidiano 

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