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Jeffrey Tate a Londra

in onda martedì 15 dicembre alle ore 17,00

Jeffrey Tate a Londra Si dice che chi ha sofferto molto maturi una sensibilità particolare, che chi affronta con coraggio il dolore possa raggiungere traguardi inaspettati: bene, saremmo proprio tentati di leggere nella vita di Jeffrey Tate, il direttore inglese cui dedichiamo l'odierna trasmissione, una conferma di queste affermazioni.

Nato a Salisbury nel 1943, Tate ebbe in dote dal destino gravi malformazioni alla spina dorsale che lo obbligarono a trascorrere l'infanzia tra la sedia a rotelle e gli ospedali; per lui camminare col bastone e dirigere l'orchestra da seduto non sono un vezzo, ma segnano quelle grandi conquiste che, grazie alle molte e prolungate cure, la medicina ha potuto assicurargli.

Inizialmente Tate sentì forte il suo debito con la scienza medica, che affiancava la passione per il teatro e per la musica (suonava pianoforte e violoncello) ma pareva garantirgli maggiori possibilità economiche e professionali, e alla medicina indirizzò i suoi studi, svolti negli ospedali di Cambridge e Londra; contemporaneamente però egli organizzava gruppi musicali all'interno degli ospedali e dirigeva un gruppo madrigalistico.

Laureatosi in oculistica nel 1969, Tate continuava ad immaginare la sua vita con la musica: si concesse un solo anno per provare a superare questa sfida con se stesso e frequentò le lezioni di Direzione presso il London Opera Center.

In quel periodo Tate fu chiamato come assistente principale al Covent Garden, dove lavorò fino al 1977 ed ebbe modo di conoscere Georg Solti e Colin Davis, e di lavorare come assistente di Karajan a Salisburgo, di Levine al Metropolitan Opera di New York, di Boulez a Bayreuth e di Pritchard presso la Gürzenich Orchestra di Colonia.

Nel 1978 decise di candidarsi come direttore di una "Carmen" all'Opera di Göteborg in Svezia: qui avrà inizio la sua carriera solistica e la strada della sua vita troverà definitivamente nella musica la sua giusta direzione; così Tate ricorda quel momento: "Mentre la musica si muoveva sotto le mie mani, io sentì improvvisamente che stavo facendo ciò che avevo atteso per tutta la vita"; il debutto americano ci sarà l'anno seguente, quando Tate sostituirà (in tre ore) James Levine in una "Lulu" al Met; la standing ovation con cui fu premiato coinvolse, oltre al pubblico, tutti gli orchestrali.

Da allora Jeffrey Tate si è guadagnato fama e successo: Direttore principale della English Chamber Orchestra nel 1985, Primo direttore ospite dell'Orchestre National de France nell'89 e della Royal Opera House di Londra nel '91, Tate ha diretto, nei più prestigiosi teatri internazionali, le più importanti orchestre londinesi, le Orchestre Filarmoniche di Berlino, Dresda, Rotterdam, Los Angeles e di Israele, quelle Sinfoniche di Boston, Cleveland, Toronto, Parigi, Montréal; ancora, come Primo direttore ospite egli ha diretto più volte l'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI ed ha ottenuto il "Premio Abbiati" della critica italiana.

Quasi una favola, il percorso umano e professionale di questo musicista, oggi artista affermato, uomo sempre in viaggo che ama i libri e le porcellane antiche, cucinare e visitare chiese; Tate non crede - come egli stesso dice - che arriverà mai alle più alte vette della direzione, e non vuole proprio essere un musicista "single-minded": "La musica in se stessa non può essere tutta la mia vita... Mi piace cercare di essere il più completo possibile, e la musica è solo uno degli elementi. Se avessi solo la musica, penso che diventerei come un morto. Certe parti di me si intorpidirebbero".

Il breve ritratto del direttore inglese che vi proponiamo oggi alla testa dell'English Chamber Orchestra prevede la Sinfonia n. 94 di Joseph Haydn, la Grande Fuga op. 133 di Ludwig van Beethoven e tre composizioni per piccola orchestra di musicisti inglesi: Frank Bridge, George Butterworth ed Arnold Bax.
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