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L'opera lirica: Il ratto dal serraglio

in onda martedì 8 novembre alle ore 21,15

L'opera lirica: Il ratto dal serraglioNel XVIII secolo il gusto per la "turquerie" in Europa era assai diffuso, ed avrebbe goduto di ottima salute fino all'800 inoltrato, come ben testimoniano celebri opere di Rossini; in un Oriente disegnato con poetica ingenuità vengono ambientate nel '700 molte opere letterarie, e tra esse quel "Belmonte und Constanze" dal quale Wolfgang Amadeus Mozart ricavò "Il ratto dal serraglio".

Del resto in Germania il teatro musicale - schiacciato tra due antiche ed imperanti tradizioni, la francese e l'italiana - era alla ricerca di una propria strada che offrisse anche in musica un'opera intimamente tedesca nello stile e nel linguaggio; Giuseppe II, illuminato sovrano, commissionò a Mozart un (composizione teatrale che alterna parti parlate a quelle musicali) tutto tedesco, e per questa operazione il compositore salisburghese optò, con scelta bizzarra, per una trama di ambientazione ispanico-orientale.

Già anni prima Mozart aveva sperimentato il "colore locale" d'Oriente (allora concretizzato nell'uso di ritmi di marcia, sonorità bandistiche e abbondanza di campanelli, triangoli e percussioni varie) nell'opera "Zaide" del '66 e soprattutto nel 1778 con la celebre Sonata K 331 "alla turca" appunto (in cui usò addirittura un apposito pedale detto "delle turcherie" che aggiungeva al suono del pianoforte anche quello di strumenti a percussione).

"Il ratto dal serraglio" è un gaio, sapiente intreccio che narra le avventurose peripezie di una doppia coppia (Konstanze/Belmonte e Blonde/Pedrillo) e culmina con la liberalità del sultano Selim che risolverà gioiosamente la vicenda.

L'opera mostra non velate istanze illuministiche, soprattutto nell'attenzione verso temi come prigionia e libertà; del resto tutta la cultura europea di allora si ispirò agli eterni (e purtroppo tanto spesso disattesi) principi di uguaglianza e tolleranza anche nell'osservare la cultura dell'Islam.

Principale protagonista del genio mozartiano è - qui come sempre - una sorta di armonia universale alla quale ogni evento umano deve obbedire; ne "Die Entführung aus dem Serail" però egli stesso sottolinea l'enorme inesausta vivacità per cui "sarebbe impossibile addormentarcisi sopra anche avendo trascorso tutta una notte in bianco".

Al termine della prima rappresentazione dell'opera al Burgtheater nel luglio 1782 vi fu un brevissimo dialogo - divenuto celeberrimo - tra il grande musicista e un ammirato ma perplesso Giuseppe II: "Troppo bello per le nostre orecchie e troppe note, mio caro Mozart" - "Nemmeno una più del necessario, Maestà".

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