Olha Vozna - Ucraina

Il programma è stato realizzato in collaborazione con il Ministero dell'Interno - Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione

e con il cofinanziamento del Fondo Asilo Migrazione e Integrazione 2014-2020



Tunisia

Economia

La Tunisia ereditò dal periodo coloniale francese una moderna struttura produttiva. Dopo aver scelto negli anni immediatamente successivi all'indipendenza (1956) un indirizzo di sviluppo economico di impronta socialista, a partire dal 1970 si orientò su politiche programmatiche completamente diverse. Facendo largo appello al capitale straniero, il governo focalizzò i massimi sforzi sull'incentivazione dell'industria, sulla realizzazione di grandi infrastrutture di pubblica utilità e sul potenziamento del turismo. Il risultato fu un relativo dinamismo economico che non riuscì però a superare i forti squilibri tra produzione e consumi interni e ad evitare che le importazioni fossero superiori alle esportazioni.

Negli anni Ottanta, la crisi petrolifera, la recessione in Europa e il calo dei prezzi dei principali prodotti tunisini (olio di oliva e fosfati) misero in evidenza la fragilità del sistema economico.

Iniziò così una nuova fase. Nel 1995, si procedette ad una forte liberalizzazione dei rapporti di lavoro e ad un trattato di libero scambio con la UE, con un conseguente miglioramento del tenore di vita.

A partire dagli ultimi anni del Novecento, con un'accorta politica economica e monetaria, il Paese è riuscito ad integrare la propria economia con quella occidentale, migliorando anche la propria immagine sullo scenario internazionale.

Nel Duemila, tra i Paesi del Maghreb, la Tunisia è quello che ha fatto registrare il più elevato tasso di crescita annuo dell'economia. Tuttavia le ripetute esplosioni di malcontento offrono una diversa chiave interpretativa: la crescita è risultata infatti tutt'altro che equilibrata, sia per quanto riguarda la distribuzione del reddito (la disoccupazione rimane una delle più gravi piaghe del Paese), sia per i settori produttivi e le aree di sviluppo.

Anche grazie ad alcune recenti e importanti riforme, il settore primario è in costante sviluppo. I cereali costituiscono l'alimento base della popolazione; prevalgono il frumento, che per esigenze climatiche è circoscritto alle pianure del Nord, e l'orzo, che è invece diffuso anche nelle aree semisteppiche di Al Jifārah. Discreto sviluppo hanno i prodotti orticoli (pomodori soprattutto) e frutticoli (pesche, albicocche, prugne, mele, pere, mandorle e soprattutto agrumi): maturando anticipatamente grazie al clima, giungono sui mercati europei come primizie. Molto quotati all'estero sono pure i datteri. Più importanti sono però le coltivazioni dell'olivo e della vite. La viticoltura, una creazione coloniale, ha indirizzo prevalentemente enologico; molto più diffusa è la olivicoltura, praticata con tecniche colturali sempre più moderne e razionali, che consentono alla Tunisia di essere l'unico grande produttore di olio di oliva del continente africano, nonché uno dei maggiori su scala mondiale. Più modeste sono le colture del tabacco, delle barbabietole da zucchero e delle patate.

Le aree forestali sono solo il 3% della superficie nazionale, in pratica limitate alle zone montane settentrionali, dove un certo rilievo ha la produzione di sughero; nelle zone delle steppe invece è largamente raccolta l'alfa-alfa (erba medica), utilizzata per la fabbricazione della carta e in gran parte esportata.

Il Paese dispone di un patrimonio zootecnico di rilevante entità: nel Nord, più umido e quindi con pascoli più ricchi, sono concentrati i bovini; invece nelle steppe centromeridionali l'allevamento è ancora prettamente seminomade e riguarda in prevalenza gli ovini e i caprini, che forniscono anche un discreto quantitativo di lana. Consistente è il numero di volatili da cortile e quello dei cammelli, utilizzati insieme agli asini e ai muli nel Sud e nelle aree rurali.

Un settore in costante sviluppo è quello della pesca, aiutato anche da diverse misure finalizzate all'ampliamento della flotta, delle infrastrutture portuali e degli impianti per la refrigerazione. Prevalgono i tonni e le sardine; il pescato alimenta le industrie conserviere di Mahdia e di Gabès. Nel golfo di Gabès si effettua ancora la pesca delle spugne.

I rivolgimenti politici del 2011 e la seguente crisi politica hanno avuto un effetto negativo sull’economia, riducendo gli investimenti esteri e accentuando il cronico problema della disoccupazione. Dal 2012-13 si è avuta una ripresa, anche se indebolita dalla crisi nei paesi della UE, principale partner economico.

L’inflazione, nel 2014, era del 4,924 %.

Sempre nel 2014, gli occupati erano per il 73,1 % uomini e per il 26,9 % donne.

La disoccupazione nel 2013 era quantificata al 15,8 %.

Nel 2012, il settore che impiegava la maggior parte della forza lavoro era il terziario, con il 50 %.

A differenza dei paesi vicini, la Tunisia non è autosufficiente dal punto di vista energetico. In ogni caso, anche se nel corso degli anni Ottanta molti giacimenti sono andati a esaurirsi, il petrolio costituisce un’importante merce di esportazione; i maggiori giacimenti sono quelli di El-Borma, Ashtart e Douleb (collegati con un oleodotto a La Skhirra) e del Golfo di Gabès. Il petrolio contribuisce in buona misura ad alimentare le centrali elettriche, che sono in prevalenza termiche.

Cospicui sono anche i giacimenti di gas naturale, ubicati in prevalenza attorno al golfo di Gabès.

Un’altra importante risorsa sono i fosfati (la Tunisia è tra i primi produttori mondiali): vasti giacimenti sono localizzati a Kalaat Djerda e Gafsa, collegati tramite ferrovia ai porti di Biserta e Sfax.

Abbastanza importante anche la produzione di sale marino.

Meno rilevanti sono i depositi di minerali di ferro, di piombo, di zinco e argentiferi.

Circa il 50% delle industrie si concentra nella capitale. Molte imprese manifatturiere si localizzano nelle zone speciali di Biserta e Zarzis, dove possono beneficiare di agevolazioni fiscali riservate alle società straniere.
Vi sono stabilimenti siderurgici e meccanici, chimici per la lavorazione dei fosfati (con la produzione di acido solforico, fertilizzanti ecc). A Tunisi si sono insediate imprese attive nel campo dell’elettronica e delle telecomunicazioni. L’industria leggera comprende principalmente stabilimenti tessili, alimentari (oleifici e zuccherifici), fabbriche di pneumatici, di sigarette, di carta, laboratori per la lavorazione di argenti, ceramiche (Nabeul) e tappeti (Kairouan).

Il terziario è il settore più importante dell'economia e partecipa per quasi il 60% alla formazione del PIL. Nonostante i commerci siano vivaci, sia quelli interni sia quelli con l'estero (soprattutto UE), la bilancia commerciale è in passivo (le esportazioni coprono in media i due terzi e anche meno delle importazioni).

Le maggiori esportazioni sono verso la Francia (4.503 milioni di dollari nel 2013), l’Italia (3.151 milioni di dollari nel 2013) e la Germania (1.533 milioni di dollari nel 2013). Le importazioni vedono una situazione quasi speculare (dalla Francia 4.437 milioni di dollari nel 2013, 3.522 dall’Italia e 1.740 dalla Germania), ma con molto maggiore apporto anche da Cina, Algeria e Spagna.

Paese di transito fra il Maghreb e il resto dell'Africa settentrionale, la Tunisia dispone di una buona rete di comunicazioni interne che copre l'intero territorio. La rete ferroviaria si basa sul fondamentale asse costiero Biserta-Tunisi-Sfax, dove si diramano tronchi per Gafsa, Tozeur e Gabès; a ovest si raccorda con le linee algerine.

Grande rilievo, anche per il sempre continuo incremento del turismo, riveste la rete stradale, che fa capo alla litoranea Biserta-Gabès (con prolungamento con la Libia) e collega tutti i principali centri del Paese. I porti di Tunisi, Gabès, Biserta, Susa (Sousse) e Sfax sono per il movimento commerciale, mentre quello di La Skhirra è adibito all'esportazione di petrolio. Il Paese dispone anche di sette aeroporti internazionali.

Rilevanti sono gli apporti del comparto turistico (il 20% delle entrate valutarie del Paese), che può contare su attrezzature fra le migliori del litorale mediterraneo africano e sulle attrattive di spiagge, resti archeologici romani e dell'ambiente intatto delle oasi. Per scatenare la maggiore eco internazionale e mettere in ginocchio una risorsa tanto vitale per la Tunisia, il turismo è stato il bersaglio privilegiato degli attentati terroristici degli ultimi tempi. 

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