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Progetto Verdi: Aida

in onda martedì 12 novembre alle ore 21,00

Progetto Verdi: Aida

In Egitto Giuseppe Verdi c’era già andato – almeno spiritualmente  - attraverso la musica del suo “Rigoletto”, che aveva inaugurato nel 1869 il ricco e modernissimo teatro del Cairo, grande opera voluta dal Pascià Ismail  insieme alla storica apertura del Canale di Suez.

Allo scopo di fornire allo stesso teatro un’opera “nazionale”, Verdi fu invitato a musicare un racconto di fantasia dello studioso francese Auguste Mariette ambientato nell’antico Egitto; il musicista lavorò sodo col librettista Ghislanzoni e si guadagnò la prestigiosa commissione eliminando gli altri concorrenti, Charles Gounod e Richard Wagner, e così nacque ”Aida”.

Come già in altre occasioni, ad “inquinare” la fase conclusiva della lavorazione dell’opera alla vigilia della prima ci si misero svariati fattori; da una parte gli eventi della storia (tutto il complesso apparato scenico rimase bloccato a Parigi, assediata dalle truppe prussiane, e non poté arrivare al Cairo nel gennaio 1871), dall’altra il clima rovente che metteva cantanti direttori ed impresari, sempre più esosi ed incontentabili, gli uni contro gli altri – e spesso tutti insieme contro l’autore.

Con un ritardo di quasi un anno dunque alla vigilia di Natale  del 1871 “Aida” fu rappresentata al Teatro Reale dell'Opera del Cairo; il successo fu tale che Verdi verrà nominato Commendatore dell'Ordine Ottomano e pochi mesi dopo, nella prima rappresentazione italiana alla Scala di Milano, Verdi riceverà dal pubblico entusiasta ben 32 chiamate per un applauso interminabile.

Questa opera è tra le più celebri ed eseguite al mondo, esempio culminante di quel genere grandioso che aveva uno dei propri punti di forza nella ricchezza di scene e costumi, nella gran quantità di forze necessarie al suo allestimento scenico e musicale – dai professori d’orchestra a coristi e danzatori (per non parlare del frequente uso di animali vari, più o meno feroci o mastodontici).

La grandezza di Aida è però ben altrove: un perfetto equilibrio è palpabile in tutta l’opera, in cui si bilanciano l’aspetto esteriore e i più intimi richiami,  riferimenti storici ed arbitrarie creazioni della fantasia, la storia di un popolo e gli eventi privati dei protagonisti; tutto Verdi affronta con cura ed amore, e la narrazione – pur incalzante di eventi – non offusca la ricerca psicologica dei personaggi, anzi la colloca in un contesto che permette allo spettatore di riconoscersi nelle loro reazioni emotive, talvolta anche contraddittorie, e di riuscire a comprendere le ragioni di tutti i protagonisti.

Sappiamo che il cosiddetto esotismo musicale abitava la scena già dal 1700, e anche senza scomodare Mozart o Rossini troviamo molte opere ambientate nel favoloso Oriente - arabo e turco soprattutto, con qualche puntata fin nella lontana Cina; pochi anni dopo “Aida” la musica non appartenente alla cultura europea ed occidentale (ancora l’unica universalmente riconosciuta) farà il suo ingresso ufficiale nel “nostro” mondo, con i celebri concerti di Gamelan che animarono a Parigi l’Esposizione Universale del 1900.

Verdi cercò per “Aida” un’ambientazione sonora plausibilmente “altra”; la sua ricerca, ovviamente ben lontana da presupposti etnomusicologici tanto di là da venire, è la ricerca di un suono arcaico sempre espressivo; in molti momenti (soprattutto danze, cori e marce varie, tra cui quella trionfale e celeberrima) sono in rilievo alcuni strumenti in particolare: arpa e flauto nei momenti di maggior intimità, fiati ed ottoni in quelli più solenni (Verdi significativamente scarterà il suono dei sassofoni pur ricco ma da Verdi reputato troppo moderno).

In “Aida” si compiere quella perfetta sintesi formale di cui Verdi aveva scritto nel ’70 proprio al Ghislanzoni: ”Non so s'io mi spiego dicendo "parola scenica"; ma io intendo dire la parola che scolpisce e rende netta ed evidente la situazione"; crediamo proprio che Verdi si sia ben spiegato …

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