Potremmo definirla la Fiat degli insetti. Un’impresa, Bioplanet di Cesena, che ogni anno produce oltre 200 milioni di insetti di varie specie e li vende. E grazie ai guadagni riesce anche a sviluppare vari progetti di ricerca, senza aiuti o finanziamenti pubblici.

Come è noto le coltivazioni di piante alimentari, corrono sempre il rischio di essere attaccate da qualche parassita. Con una simile densità di piante e nelle condizioni favorevoli della serra, il parassita può moltiplicarsi a dismisura, fino a distruggere l’intera coltivazione. La difesa più usata in questi casi è la lotta chimica basata sui pesticidi, composti progettati per uccidere gli insetti dannosi.

Naturalmente questo metodo può avere varie controindicazioni: per la salute degli agricoltori che applicano i pesticidi, per quella dei consumatori giustamente preoccupati dei residui chimici nel cibo, ed infine per l'ambiente poiché anche le specie non dannose sono colpite da questi prodotti. Inoltre l'uso ripetuto dei pesticidi seleziona popolazioni di insetti resistenti che riescono a sopravvivere a dosi sempre maggiori di veleni.

Una delle strategie per evitare l’uso dei pesticidi è la lotta biologica, cioè sfruttare le stesse armi che mette a disposizione la Natura. In breve: lanciare contro i parassiti delle coltivazioni i loro predatori naturali, cioè altri insetti, afidi o vermetti detti nematodi.

Negli ambienti artificiali come le serre, o le piantagioni intensive all’aperto, certi equilibri fra prede e predatori sono alterati e ci metterebbero troppo tempo a stabilirsi da soli. Ecco allora che entra in campo la Fiat degli insetti , la catena di montaggio dei predatori che produce milioni di animaletti pronti a divorare i parassiti. Ma come si riesce a produrne quantità industriali, come si confezionano, si vendono e come vengono applicati? 

Superquark è andato a indagare.