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Favola d'Orfeo, la

opera da camera di Alfredo Casella

La favola d'Orfeo, opera da camera in un atto di Alfredo Casella (1883-1947), su libretto di Corrado Pavolini, da Poliziano.


Prima rappresentazione: Venezia, Teatro Goldoni, 6 settembre 1932.


Personaggi:

Mercurio ( ), Orfeo (T), Euridice (S), Aristeo (Bar), Plutone (B), una driade (S), una baccante (S); coro


Con questa opera, Casella volle dedicarsi alla riesumazione del testo quattrocentesco del Poliziano, affidato alla riduzione di Pavolini, perseguendo l'ideale di un teatro arcaicizzante, attinto ad una fonte letteraria preziosa.


Ritrovata la via del teatro all'insegna della favola, Casella, con Pavolini, affronta il mito di Orfeo e Euridice con atteggiamento intellettualistico, proponendosi di rivisitarlo con distacco novecentesco e mezzi linguistici moderni, intinti in alcuni segni musicali remoti, quali, ad esempio, i ritmi da ouverture francese seicentesca.

Recepita come il punto culminante del neoclassicismo caselliano, La favola d'Orfeo, dall'impianto drammatico fortemente concentrato, consente al musicista di sperimentare un teatro dove l'innata esigenza di sobrietà espressiva e il bisogno di misura della sua musica, sfociano in un lavoro la cui tipologia cameristica risulta evidente sia nella vocalità, sia negli inserti corali o strumentali.


Un'opera che, per questi caratteri, risulta quasi asettica, senza indulgenze a qualsiasi tipo di coinvolgimento emotivo, neppure nei momenti altamente patetici delle scene infernali.


(Note tratte da il Dizionario dell'Opera, a cura di Piero Gelli, Milano, Baldini&Castoldi, c1996, p. 443)
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