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Progetto Verdi: Oberto conte di San Bonifacio

in onda martedì 9 luglio alle ore 21,00

Progetto Verdi: Oberto conte di San BonifacioPrima una spinetta, poi l'organo della chiesa delle Roncole (la piccola frazione di Busseto nel parmense che vide i suoi natali) e poi il pianoforte: comincia dalla tastiera - come spesso accade per molti compositori - la preparazione musicale di Giuseppe Verdi.

Decisivo il trasferimento in quella Milano che tanto influenzerà la sua evoluzione: a contatto con l'aperta cultura della città, allora sotto il dominio asburgico, un Verdi diciannovenne frequenta i teatri d'opera e prende lezioni dal maestro al cembalo del teatro alla Scala.

In uno dei suoi primi concerti sarà anche lui maestro al cembalo, precisamente ne "La Creazione" di Haydn, uno degli autori da lui più amati; questo il ricordo dalle sue vive parole: "Io allora ero fresco di studi e certo non mi trovavo imbarazzato innanzi ad una partitura d'orchestra: accettai, sedetti al pianoforte per cominciare la prova. ... a poco a poco riscaldandomi ed eccitandomi, non solo mi limitai ad accompagnare, ma cominciai anche a dirigere colla mano destra, suonando colla sola sinistra: ebbi un vero successo, tanto più grande quanto più inaspettato. Finita la prova, complimenti, congratulazioni da ogni parte".

Alcune composizioni di musica vocale, sacra e profana, precedono la composizione della prima opera verdiana: del 1836 sarebbe poi quel Lord Hamilton o Rocester del quale non abbiamo tracce, e che viene solitamente considerato la fonte di Oberto, conte di San Bonifacio, lavoro che segna l'ingresso di Verdi nel mondo operistico.

Del soggetto di Oberto non conosciamo esattamente l'origine letteraria, caso unico nel catalogo verdiano; il testo originario di Antonio Piazza fu elaborato da Temistocle Solera, librettista di altre opere giovanili di Verdi (precisamente Nabucco, I Lombardi alla prima crociata, Giovanna d'Arco e Attila); la trama, ambientata nel tardo medioevo, sviluppa un quadro piuttosto convenzionale di tragiche dinamiche amorose, inganni e duelli.

In una delle sue lettere a Giulio Ricordi Verdi racconta: "Il Massini mi propose allora di scrivere un'opera pel teatro Filodrammatico ch'esso dirigeva, e mi consegnò un libretto che poi, in parte modificato da Solera, diventò l'Oberto di San Bonifacio. Accettai con piacere l'offerta e me ne tornai a Busseto, ove ero impegnato nella qualità d'organista. Rimasi a Busseto circa tre anni; terminata l'opera, intrapresi di nuovo il viaggio per Milano portando con me l'intero spartito in perfetto ordine, avendo fatta la fatica di copiare e cavare da me solo tutte le parti di canto.".

L'Oberto vide la luce alla Scala di Milano nel novembre del 1839 ottenendo un'accoglienza di pubblico più che soddisfacente, con repliche e riprese a Torino Milano Napoli e Genova; il lavoro catturò anche l'interesse degli addetti ai lavori, tanto che a Verdi fu subito offerto un contratto per rappresentare tre opere (di cui una comica) nei due anni a seguire.

Non abbiamo ancora vera e propria genialità, ma in questa prima opera il giovane Verdi seppe infondere, riuscendo decisamente nel suo intento, la sua gran voglia di farsi notare: lusinghieri articoli sull'Oberto uscirono anche sulla Allgemeine Musikalische Zeitung e sulla Révue et gazette musical de Paris, che vedono in Giuseppe Verdi un promettente nuovo talento.

Il successo dell'opera in quegli anni si deduce anche dalla gran circolazione di arrangiamenti, revisioni e fantasie, nonché dalle molte riduzioni pianistiche, alcune delle quali approntate da Verdi stesso.

L'esordio teatrale di Verdi è poeticamente commentato in un saggio del 1941 da Giovanni Tebaldini che mette a confronto con l'arte di Wagner il genio verdiano - proprio come noi faremo con le nostre proposte musicali: & nascosto, indeciso e latente, fra il groviglio spinoso di forme superate, qualche segno annunziatore traspare dall'Oberto del pari che la picciol vena di un prezioso metallo celata fra sabbie aurifere trascurate ed inosservate.

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