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L’Aiglon
Dramma musicale in cinque atti
Musica (I e V atto) di Jacques Ibert (1890-1962) e (II, III e IV atto) di Arthur Honegger (1892-1955)
Libretto di Henri Cain tratto, dalla omonima commedia teatrale di Edmond Rostand.
Prima rappresentazione: Opera di Montecarlo, 11 marzo 1937.
Personaggi:
Frantz, duca di Reichstadt (figlio di Napoleone I e re di Roma) detto “L’Aiglon", soprano
Séraphin Flambeau, baritono
il principe di Metternich, baritono
il maresciallo Marmont, basso
Fréderic de Gentz, tenore
l'addetto militare francese, tenore
il cavaliere di Prokesch-Osten, baritono
il conte Sedlinsky, tenore
Thérèse de Lorget, soprano
Marie-Louise, duchessa di Parma, soprano
la contessa Camerata, soprano
Fanny Elssler, mezzosoprano
LA TRAMA
Atto I: La vicenda si svolge in Austria nel 1831. L’Aiglon vive in dorata prigionia presso la corte del nonno materno; durante una festa a Schömbrunn, alla presenza di Metternich e di Fréderic de Gentz, apprende dello scoppio della rivoluzione in Francia. Marmont e Flambeau, veterani napoleonici, esortano l’Aiglon a tornare in patria per mettersi alla testa della rivoluzione. Il duca resta indeciso sul da farsi; se accetterà, darà a Flambeau un segnale d’intesa.
Atto II: Quale segnale stabilito, il duca depone, su una mappa d’Europa, uno dei ‘piccoli capelli’ del padre. Flambeau riconosce il messaggio ma Matternich, sopraggiunto, stronca l’entusiasmo del giovane, che si dice spinto dal sangue paterno a imprese gloriose, negando ogni sua somiglianza con l’illustre genitore.
Atto III: Durante una festa in maschera nel parco di Schömbrunn, l’Aiglon dichiara il suo amore a Thérèse de Lorget, patriottica lettrice di francese a corte. Fanny Elssler rivela lo stratagemma architettato per far fuggire l’Aiglon. La contessa di Camerata, cugina del duca, scambierà il proprio mantello con quello dell’Aiglon, attirando così gli sguardi delle sentinelle, mentre egli potrà allontanarsi indisturbato verso Wagram.
Atto IV: Nella pianura teatro della storica battaglia napoleonica di Wagram, gli artefici del piano si danno convegno; ma mentre inneggiano alla Francia, vengono sorpresi dalla polizia e arrestati. All’arresto, Flambeau preferisce la morte; agonizzante, rievoca la grande battaglia che aveva avuto come teatro quel luogo.
Atto V: Schömbrunn, 1832. L’Aiglon è gravemente malato; la tisi che lo mina da anni sta per condurlo alla tomba. Al suo capezzale accorre Thérèse de Lorget, che alla morte dell’Aiglon intona canzoni patriottiche.
Cfr. Dizionario dell'Opera, a cura di Pietro Gelli, Milano, 1996, Baldini & Castoldi, pag. 30-31
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Le rossignol (l’usignolo)
Fiaba musicale in tre atti.
Musica di Igor Stravinskij (1882-1971)
Libretto dell’autore e di Stepan Mitusov.
Prima rappresentazione: Parigi, Opéra, 26 maggio 1914
Personaggi:
il pescatore, tenore
l’usignolo, soprano
la piccola cuoca, soprano
il ciambellano, basso
il bonzo, basso
l’Imperatore della Cina, baritono
la Morte, contralto
i messi giapponesi, cortigiani, spettri, coro
LA TRAMA
Atto I: Sul margine di un bosco in riva al mare, un pescatore (rappresentato da un mimo mentre in cantante si trova in orchestra) aspetta l’alba, ricordando il canto dell’usignolo che alleviava i suoi affanni. All’improvviso si ode la voce dell’usignolo (anch’essa proveniente dall’orchestra). Nella radura arrivano i cortigiani dell’Imperatore della Cina, guidati da una giovane cuoca che conosce il luogo dove risuona l’incantevole voce dell’uccello. Gli ottusi dignitari scambiano il canto dell’usignolo prima col muggito di una mucca e poi col gracchiare delle rane, finché la cuoca non indica loro l’animale a lungo cercato. Il ciambellano invita l’usignolo a palazzo, affinché allieti le orecchie dell’Imperatore
Atto II: La corte è in subbuglio per preparare la grande festa. L’imperatore fa il suo ingresso, al suono di una solenne marcia, assiso sul baldacchino e preceduto dal corteo dei dignitari. A un cenno del sovrano l’usignolo si esibisce destando l’ammirazione generale e soprattutto delle frivole dame, che tentano goffamente di imitarne l’abilità per mettersi in mostra. L’usignolo, di suo si dichiara già abbastanza ricompensato dalle lacrime di commozione dell’imperatore. Entrano anche i messi dell’imperatore di Giappone, che ha inviato al sovrano vicino un usignolo meccanico. Mentre si esibisce la macchina, il vero usignolo scompare senza farsi notare. Offeso dalla sua fuga, l’imperatore lo bandisce dal regno.
Atto III: In una notte di luna, l’imperatore giace a letto gravemente ammalato, la Morte gli sta vicino. L’imperatore, spaventato dagli spettri del suo passato, chiede a gran voce della musica; l’usignolo accorre per confortare l’imperatore morente col suo canto, che desta meraviglia persino nella Morte. Essa insiste per ascoltare ancora la voce dell’uccellino, ma in cambio questi le chiede di restituire la corona e la spada all’imperatore. L’imperatore dunque guarisce, e vorrebbe tenere vicino a sé l’usignolo, come se fosse il più alto dei dignitari. Ma l’usignolo declina gentilmente come aveva fatto in precedenza, promettendo però di tornare tutte le notti a cantare per lui. Al mattino i cortigiani rimangono stupefatti vedendo il sovrano perfettamente sano, mentre la voce del pescatore commenta in lontananza il canto degli uccelli: “Ascoltateli: con la loro voce vi parla lo spirito del cielo”.