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Solisti dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI

Concerti del Quirinale - in onda sabato 15 dicembre alle ore 17,30

Solisti dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAII complessi da camera formatisi in seno all'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI sono costituiti dalle prime parti e dai professori d'orchestra che spesso sono protagonisti nella Stagione Sinfonica della Rai sostenendo parti solistiche. Ogni gruppo si propone l'obiettivo di far conoscere e apprezzare le possibilità tecniche ed espressive di ciascuno strumento nelle più varie combinazioni della letteratura musicale presentando un repertorio che va dal periodo classico al contemporaneo.

Accolti sempre da un pieno successo di pubblico e di critica, i Solisti dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai integrano la loro attività concertistica con registrazioni e proficue collaborazioni con varie case discografiche, unendosi sovente a solisti d'eccezione.

L'unico movimento di un incompiuto Quartetto per archi in do minore di Schubert risale al 1820. Vi si ritrovano alcuni degli elementi tipici del linguaggio schubertiano: limpida invenzione melodica, accostamenti armonici insoliti e di grande effetto, un'inquietudine espressiva sottolineata per esempio da un tremolo che compare già nelle prime battute. Anche in un movimento isolato, dunque, Schubert riesce a mettere in scena quel teatro di contrasti espressivi che non viene smentito, ma anzi fa leva sul lirismo della sua scrittura.

Dedicato, come il Trio op. 114 e altre due Sonate , al clarinettista Richard Mühlfeld, il Quintetto op. 115 venne composto nel 1891 durante un periodo di vacanza a Bad Ischl - Brahms era solito intensificare in estate la sua attività di scrittura - ed è un brano cordiale, sereno, basato su una forma regolare, perfettamente rispettosa degli schemi classici. Alcuni dettagli, però, rivelano una costruzione più complessa, simile per alcuni aspetti a quella del Quartetto per archi in si bemolle op. 67 che Brahms aveva scritto sedici anni prima, nel 1875. Ogni movimento è collegato agli altri tramite l'elaborazione variata di piccole cellule melodiche che trasmigrano dall'uno all'altro: il motto iniziale del Quintetto , per esempio, ricompare nell' Andantino in una forma leggermente diversa per ripresentarsi in maniera ben riconoscibile nel finale Con moto , nel quale viene sottoposto a una serie di variazioni. Anche nell' Adagio quel primo tema viene richiamato, sia pure in modo meno evidente, e avvia quello che si potrebbe definire come un "quadro gitano" condotto essenzialmente dal clarinetto, strumento che con la sua condotta cantabile e il suo virtuosismo domina in maniera particolare questo movimento.

Enrico Maria Baroni, clarinetto
Roberto Ranfaldi e Roberto Righetti, violini
Simone Briatore, viola
Pierpaolo Toso, violoncello

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